SneakerHead: la prima asta italiana dedicata al mondo delle sneakers

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Sotheby’s New York nel 2021 annunciava di avere battuto all’asta per un milione e 800 mila dollari le Nike Air Yeezy One ideate e indossate da Kanye West durante la cerimonia dei Grammy 2008. Mercoledì prossimo a Milano, durante la prima asta italiana di sneakers organizzata da Finarte (titolo “Sneakerhead“), al confronto sembrerà quasi un saldo il lotto 20. Per le Dunk SB Low Pro “Paris” Bernard Buffet la base sarà di “appena” 50 mila euro (con stima di 80/90 mila).

Per le Dunk SB Low Pro “Paris” Bernard Buffet la base sarà di “appena” 50 mila euro (con stima di 80/90 mila). Le 64 paia di comunque inestimabili Nike convogliate per l’occasione andranno in mostra nella sede milanese di Finarte di via Paolo Sarpi 6 domani e dopo dalle 10 alle 19. “Abbiamo cercato di proporre qualcosa per tutte le tasche e insieme di adattarci alla vocazione artistica della casa” spiega Stefano Paolini, 31 anni. Fondatore e titolare a Roma di Big Soup con il socio Sebastiano Facchioli, è lui il collezionista e curatore della raccolta voluta in città da Andrea Cremascoli. Lui che nell’armadio personale, di Nike, ne ha ormai 600. “La nostra, la mia ossessione, nasce non a scopo di lucro. Sono da sempre innamorato della cultura di strada diciamo. Poi un giorno con Sebastiano abbiamo deciso di farne un lavoro”.

 Nel caso delle cosiddetta Dunk Paris, quella stimata almeno 80 mila (pochi mesi fa lo stesso modello è stato battuto a 97 mila euro). Si tratta di una scarpa (taglia 10, il 46 italiano) realizzata nel 2002 per la mostra White Dunk a Parigi. Furono rilasciate tra le 150 e le 200 paia recanti sulla tomaia opere dell’espressionista Bernard Buffet, e nessun paio era uguale all’altro. Dovevano essere vendute alla festa di presentazione ma l’affluenza fu tale che la vendita si svolse a parte.

Nel caso delle Air Yeezy 2 “Red October“, base d’asta 12 mila euro, stima 20/25 mila, sono l’ultimo frutto della collaborazione tra Kanye West e Nike datato febbraio 2014. Nike le piazzò con quello che in gergo è detto “shock drop” dando il via agli acquisti con un tweet. E in una manciata di secondi, le “Red October” divennero faccenda da facoltosi collezionisti. “Uno dei problemi del nostro mondo sono gli scalpers, quelli a cui delle scarpe non frega niente ma che se le prendono per rivenderle a cifre astronomiche. Noi viceversa proviamo a essere i buoni del mercato, come dimostra l’impegno in quest’asta nel proporre pezzi che partono sotto i mille euro”. Gli scalpers, la controparte dell’era digitale dei vecchi bagarini, agiscono ormai in ogni settore, soprattutto se le vendite sono online. Ma non vanno confusi con quei ragazzini che si piazzano in coda per esempio a Milano da Supreme in Garibaldi o da Off-White in Bigli o che svuotano le carte di credito su piattaforme come StockX.

 

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Redazione

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