Ferragamo Per Nicole Kidman: Dal Cinema Al Museo

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Grazie alla piattaforma Europeana Collections abbiamo scovato dieci scarpe da collezione che insieme ad altre nove hanno vestito i piedi di Nicole Kidman nel film Australia, diretto da Baz Luhrmann e prodotto dalla Twentieth Century Fox. Esposti presso il Museo Salvatore Ferragamo (ve ne avevamo parlato qui) in occasione nella Mostra “Australia Behind the Scenes”, dedicata alla pellicola sopracitata. I 19 modelli sono stati realizzati da Salvatore Ferragamo e si ispirano a calzature d’archivio dell’inizio del XXI secolo.

Tutte rigorosamente con suola in cuoio, fodera e sottopiede in capretto bianco o beige, si differenziano per la silhouette e la tomaia. Scopriamole insieme!

Ferragamo_Australia_Scarpe MagazineIniziamo da una Mary Jane con punta sfilata e fascetta semicircolare, chiusa al collo del piede da un listino tubolare di camoscio beige, in rafia ricamate viola e rosa. Il modello è ispirato ad un brevetto di Ferragamo e realizzato dallo shoe designer Matteo Croce. La parte posteriore e il tacco alto di legno sono ricoperti di camoscio beige.

Francesina a cinque fori con tomaia montante al collo del piede e nappine in lucertola marrone; le ghette e la linguetta, invece, sono in camoscio beige e il cordoncino grigio è di seta. Il tacco ha un cuore di legno ricoperto di lucertola marrone.

In questo frame abbiamo visto l’attrice indossare un décolleté “Spectator” in vitello bianco e blu con perforazioni e punta a coda di rondine. Il tacco alto è di legno e rivestito di vitello blu. Ferragamo per questo modello si è lasciato ispirare da una calzatura realizzata per la Duchessa di Windsor, Wallis Simpson, di cui troviamo nota nell’autobiografia dello stilista: “Ho diviso le donne che sono venute da me in tre categorie: le Cenerentole, le Veneri e le Aristocratiche. Le Cenerentole calzano sempre scarpe più piccole della misura 6, le Veneri la 6 e le Aristocratiche dalla 7 in su”. Tra le cenerentole, che secondo Ferragamo sono persone essenzialmente femminili, amanti dei gioielli e delle pellicce, e che devono essere innamorate per sentirsi felici, viene annoverata anche la Duchessa di Windsor, che calzava il 5B.

Due sono le scarpe allacciate a quattro fori dalla punta leggermente sfilata. Entrambe con venature di vitello marrone e tomaia di paglia lavorata a patchwork naturale, una beige e marrone, verde petrolio e avorio l’altra. Il rivestimento del tacco presenta lo stesso motivo a riquadri alternati della mascherina sulla punta. Lacci e relative nappine sono in vitello marrone, mentre la linguetta è anch’essa in paglia naturale intrecciata. Modello che rivisita le scarpe più antiche che siano state mai ritrovate, realizzate dall’intreccio di fili d’erba. L’impiego delle fibre vegetali e della paglia non è dunque una novità. Ma, scomparso per molti secoli ritorna nelle calzature di lusso agli inizi degli anni Trenta. Il recupero di questo materiale si deve in buona parte a Ferragamo, che, impiantando la sua attività a Firenze, trasse ispirazione da una lavorazione artigianale tipica della zona, quella della paglia. Al mercato si trovava sia la paglia nostale, sia il rascello, derivato dalla corteccia del pioppo lasciata macerare nel cromo, l’erba delle Filippine e la canapa di Manila, costituita da una fibra di foglie e di guaina di banano. Ma la più usata dallo stilista è stata la rafia, che si ricava dalle foglie giovani di una palma dell’Africa orientale. Salvatore Ferragamo ebbe il merito di applicare questi materiai alle tomaie delle calzature, soprattutto estive, per le quali creò nel 1930 un nuovo marchio, “Pompeian by Ferragamo”. Il periodo autarchico dette un’accelerazione a questo tipo di produzione ma non durò molto. Già nel 1950, la paglia e la rafia iniziarono a scarseggiare e vennero sostituite da paglie straniere e rafie sintetiche. Salvatore Ferragamo adottò un tipo di rafia sintetica, che era chiamata ‘pontovo’ o ‘pontova’. Le tomaie erano realizzate a Bonito, nel paese d’origine di Ferragamo, in Campania.

Un’altra Mary Jane per il personaggio della Kidman. Tutta in camoscio marrone dalla punta sfilata alla fascetta semicircolare chiusa al collo del piede da un listino e il tacco alto con struttura di legno.

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Scarpa allacciata a sei fori con tomaia e linguetta in pelle di dentice tinta di beige. Cordoncino di seta marrone con nappine dello stesso pellame. Punta rotonda. Tacco alto di cuoio scavato all’interno. Durante gli anni Venti si escogitò l’impiego di nuovi materiali nella calzatura. La via della novità viene aperta alla fine del decennio con l’invenzione del cuoio marino conciato e preparato con speciali accorgimenti. In Italia si era specializzata nella concia delle pelli di pesce, la Salp di Rivarolo Canavese in Piemonte. Nella seconda metà degli anni Trenta fece un accordo con la Genepesca per il rifornimento della pelle di pesce, che, una volta conciata, mise in commercio sotto il marchio ‘Sirena’. Proprio dalla Salp, Ferragamo comprava le pelli di dentice che per la loro dimensione ridotta richiedevano una grande abilità nel taglio della tomaia e nella lavorazione.

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Tra i modelli, fa capolino anche un sandalo infradito formato da quattro listini di camoscio marrone e un listino di capretto marrone, messo a doppio, che intrecciandosi agli altri costituisce l’allacciatura. La soletta è rinforzata in punta dallo stesso camoscio delle fascette.

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Un’altra décolleté ai piedi della Kidman, tutta in vitello stampato ad effetto coccodrillo marrone.

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Scarpa allacciata a sei fori con tomaia e linguetta in pelle di pesce tinta di marrone. Cordoncino di seta marrone con nappine dello stesso pellame. Punta rotonda. Tacco alto di legno rivestito di pelle di pesce dello stesso colore.

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Il rapporto tra il brand Made in Italy e il grande schermo è ancora vivo e quest’anno, come già raccontato in questo articolo, abbiamo visto dei fedelissimi modelli anni ’50 ai piedi di Cate Blanchett in “Carol, the price of Salt“.

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Redazione

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