Scarpe per neonati con tacco: gioco ingenuo o pericoloso?

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Si sta parlando molto in questi giorni del fenomeno delle Pee Wee Pumps, le scarpe con tacco da neonate in realtà già commercializzate da un’azienda americana dal 2014 ma che sono tornate alla ribalta per lo scalpore suscitato on line, tanto da essere protagoniste degli articoli di diversi siti di notizie.

Le calzature con tacco per neonati fino a sei mesi di Pee Wee Pumps hanno dato vita a un acceso dibattito. Da una parte c’è l’azienda che le ha ideate, rappresentata dalla direttrice Michelle Hoobrook, che spiega il senso del progetto. Le scarpe servirebbero, come lei scrive su un post su Facebook, a «soddisfare la voglia di glamour di molte neo mamme». Come spiega l’azienda americana, «i nostri prodotti non sono fatti per camminare ma per soddisfare l’attuale e sempre crescente richiesta popolare di alta moda anche per quanto concerne l’abbigliamento infantile». E aggiunge: «Permettono alle bambine di avvicinarsi in modo precoce al mondo della moda, o perlomeno lo permettono alle loro mamme». D’altronde, sembrano essere d’accordo le circa mille mamme che le hanno acquistate.

D’altra parte sono fioccate le critiche. I fondatori di Let Clothes Be Clothes – la campagna che sta conducendo una battaglia contro l’inserimento di stereotipi di genere nell’abbigliamento infantile – hanno definito le Pee Wee Pumps «scioccanti». In effetti è del tutto comprensibile che le immagini pubblicitarie delle Pee Wee Pumps, non solo per le scarpe, ma per tutto l’abbigliamento con cui appaiono le neonate, possano essere disturbanti. E così «La promozione di accessori per bambini in questo modo è malata», è stato detto, e «Questo genere di prodotti per neonati è disgustoso».

Il sentimento può essere accostato a quello che suscitano certe campagne di shockvertising, tuttavia c’è una differenza sostanziale: lì l’intento provocatorio è voluto, qui l’azienda Pee Wee Pumps crede in buonafede in ciò che fa per le «piccole dive in erba». La critica più allarmante arriva da coloro che vedono nelle Pee Wee Pumps il pericolo di una sessualizzazione precoce: connotare le bambine con degli elementi tipici di una donna adulta, sensuale e attraente, potrebbe addirittura essere un incoraggiamento della pedofilia. Una questione d’altronde dibattuta già per altri fenomeni, il più celebre dei quali è l’uso di far indossare il bikini alle bambine, coprendo un seno che ancora non c’è.

Esentandoci da giudizi di tipo morale sulla vicenda, c’è un innegabile dato che viene alla luce, dal nostro punto di vista: la conferma della valenza erotica della scarpa. Valenza erotica che in questo caso non è confermata tanto dalla scarpa stessa, quanto dallo scalpore che è stata in grado di suscitare, al di là di cosa si pensa della vicenda. Coloro che hanno criticato le Pee Wee Pumps hanno, come minimo, confermato la valenza sensuale che alla scarpa più che ad altri oggetti viene data dalla gente. D’altronde quello tra tacco ed erotismo è un legame di cui vi raccontiamo spesso e che è stato, più di un anno fa, protagonista di un nostro editoriale.

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Redazione

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