NON ESISTONO PIÙ LE “VECCHIE” STAGIONI

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Parafrasando uno dei tormentoni più ricorrenti dell’ultimo ventennio, vogliamo parlarvi oggi di un concept invece del tutto nuovo nel mondo dellaScarpeMagazine_FrancescoRusso_05 scarpa e del giovane artigiano italiano che di questa filosofia si è fatto interprete divenendone uno dei più originali e apprezzati esponenti a livello internazionale. Il pugliese Francesco Russo, del quale vi avevamo già parlato in questo articolo è attivo nell’industria calzaturiera da oltre vent’anni. A Hong Kong, presso la sede della Lane Crawford per promuovere la sua linea di scarpe create su ordinazione, il quarantaduenne creatore di alcuni fra i modelli da donna più iconici del momento parla della sua personale avversione nei riguardi della tendenza a rincorrere le stagioni che attualmente contraddistingue la maggior parte dei designer della footwear industry di lusso. Russo afferma che il fenomeno è recente e che un tempo le cose non andavano affatto così. Quando si pensa a un Armani o a un Versace, non è certo la loro migliore stagione che viene in mente, ma il loro stile. Dinanzi all’attuale esigenza di creare un design diverso per ogni stagione, Russo reagisce da nostalgico con l’intento di imporre un unico stile, preciso e inconfondibile, proprio perché il suo legame con il prodotto è prevalentemente emotivo. A riprova dell’autorevolezza della suavoce, ricordiamo che a lui si devono le scarpe tributo a Yves Saint-Laurent come pure le futuristiche pump con piattaforma techno-trainer di Dior oltre a innumerevoli altri best-seller disegnati per varie fashion house.

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La sua storia d’amore con le scarpe ebbe inizio quando, da bambino, se ne stava ore a osservare la mamma sarta confezionare abiti per i suoi clienti. Lui stesso cominciò a disegnare vestiti per la sorella all’età di sette anni. La domenica, quando i genitori uscivano per andare a messa, il piccolo Francesco si divertiva a giocare “alle signore” infilandosi nelle ampie scarpe di mamma e sorella, tanto da ricordare di aver indossato i suoi primi tacchi alti all’età di otto o nove anni. Di se stesso dice scherzosamente di non essere un “uomo piatto”, dal momento che i tacchi ancora li porta, convinto che le suole rasoterra rappresentino la realtà e i tacchi alti il sogno (“Ci si alza al mattino col tacco medio o basso, ma sognare lo si fa in tacchi alti”). La carriera vera e propria come shoe designer inizia all’età di ventisei anni al soldo di firme come Miu Miu, Tom Ford e Yves Saint-Laurent, e da allora è evidente che il suo è il tocco di Re Mida. Se ne accorge la Sergio Rossi che nel 2008 lo assume come design director.

Ma è nel 2013 che Russo lancia la prima collezione di scarpe tutta sua. La spinta che lo porta a questa decisione è la delusione nei confronti di un’industria della scarpa che promuove l’idea di globalizzare un’estetica che vada bene per tutti, in netto contrasto con la sua ferma convinzione di non poter risultare graditi all’umanità intera e in difesa del principio che, a suo parere, stabilisce la vera essenza del lusso e del concetto di prodotto.

Differente dall’attuale pensiero mainstream anche il suo approccio con la clientela: i suoi modelli possono essere acquistati esclusivamente presso laScarpeMagazine_FrancescoRusso_08 sua boutique situata in una stradina tranquilla nel primo arrondissement di Parigi. I pochi modelli disponibili all’interno del negozio possono essere però ordinati in vari colori e materiali e la clientela è seguita da vicino, secondo quella che è la filosofia di base che anima l’attività di Russo: il recupero di un rapporto più diretto tra stilista e acquirente, in linea diretta con la “scuola” del signor Ferragamo e di monsieur Dior, i quali misuravano e modellavano personalmente le loro creazioni sul cliente, perché “la moda non nasce dalla testa, ma dalle emozioni”. Ma tornando a più mere questioni di stile, le creazioni di Francesco Russo rappresentano oggi un’autentica lezione di arte calzaturiera nella sua forma più pura. Le silhouette dei modelli vengono portate a linee pulite ed essenziali, mentre la massima attenzione viene riservata ai dettagli e alla costruzione dei modelli. I suoi famosi tacchi, all’apparenza più alti e sottili di quanto siano nella realtà, sono talmente precisi da non poter essere copiati. Infine i tessuti, anziché esibire decorazioni vistose e multicolorate, mettono in evidenza le forme lineari, dai colori saturi e le ricche texture, senza disdegnare fantasie esotiche come la pelle di lucertola o la buccia di rari tuberi, per un risultato che ci regala una scarpa senza tempo ma provocante; essenziale e, sotto la superficie, estremante sensuale.

 

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Redazione

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