«Amo le ballerine. Non parlerò di clogs, va bene? Niente clogs, per favore. – dice Christian Louboutin in un podcast prodotto da Fat Mascara – Quando senti il suono dei passi di qualcuno che arriva, quando senti il ticchettio dei tacchi alti, immagini immediatamente qualcosa. Ma quando senti un paio di clogs, cosa immagini? Un asino!»
Sono forse brutte, ma sono il simbolo di una certa cultura a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, e oggi le clogs sono tornate di tendenza.
Nascono nel XVI secolo in Olanda, le prime clogs sono in pelle e legno e variano da regione a regione del Paese. Una scarpa nata da abili artigiani che oggi Maria Grazia Chiuri, direttore creativo del womenswear della maison Dior, si sarebbe ispirata anche al loro savoir-faire per .

E le clog diventano centrali nel Diorquake, termine che la direttrice creativa della maison francese ha preso in prestito da Diana Vreeland, storica direttrice di Vogue USA prima di Anna Wintour, che quando introdusse il termine Youthquake erano gli anni Sessanta e lo utilizzò per definire l’attivismo delle generazioni del tempo.
Lauren Mechling, giornalista del The New Yorker, ha coniato un termine per il gruppo crescente di donne che indossa le clogs: The clogerati che all’incirca si riferisce a quelle donne «che sono talmente sicure di sé da indossare le clogs». Ha anche creato un account Instagram (@thecloglife) per raccontare la sua vita con le clogs ai piedi «Le clogs sono giuste per il momento che viviamo – ha dichiarato la stessa in un’intervista per il The Guardian – perché sono scarpe femministe. Non mi importa ciò che gli uomini pensano di me. In questo momento, fare moda significa anche riportare la gente a guardare le donne in faccia». E rispettarle per quelle che sono e non per l’abbigliamento che indossano…anche se, amiche, ogni tanto ricordatevi il potere che acquisite con un paio di scarpe col tacco spillo.
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